lunedì 24 ottobre 2016

Step 04: I colori nel mito

In questo post andremo a studiare la presenza del nostro colore nella mitologia e nelle leggende, tra le diverse tradizioni del mondo; tuttavia, Come si era già detto precedentemente, il Blu marino o Navy Blue, per definizione, è una tonalità piuttosto recente del colore blu, perciò cercheremo quei casi che raccontano del colore blu nella sua generalità, o relazionandoci agli ambienti naturali che vengono definiti da tale colore, come il mare, l'oceano, o il cielo.
La radice della parola greca mythos rivela un'origine sacra e iniziatica (myéin = “iniziare ai misteri”), e si può quindi relazionare al mondo del colore; entrambi si esprimono per allusioni, ed utilizzano il linguaggio del silenzio, che invita alla contemplazione più che alla decifrazione.

 


Partendo dalla mitologia nostrana, il blu era un colore uranico e divino; nell'antica Grecia il più importante degli dei dell'Olimpo, ovvero Zeus (Giove per i romani), era identificato e associato al colore blu, simbolo di superiorità e di purezza d'animo (per questo in alcuni film e cartoni animati Zeus è spesso rappresentato con abiti di questo colore); il blu è il colore del cielo, quindi per le civiltà antiche era il colore del luogo nel quale risiedevano le divinità, la vetta del Monte Olimpo appunto. Legato al blu è ovviamente anche Poseidone (Nettuno), fratello di Zeus e dio dei mari, e da questo legame marino possiamo anche associare i ciclopi, figli del dio, e ovviamente l'epopea del famoso Ulisse, che passò anni di navigazione per ritornare alla sua patria Itaca dopo l'assalto di Troia, come ci racconta il sommo poeta antico Omero. Sempre per l'elemento dell'acqua, il blu è associato alle figure mitologiche che lì vivono, come le nereidi, le ninfe, le sirene. 

 



Gli antichi Egizi lo usavano insieme all'oro per il suo forte simbolismo spirituale e di legame con il divino; l'importanza di tale colore era tale da spingere il popolo egizio a creare addirittura una nuova tonalità di blu, il cosiddetto Blu Egizio appunto. Esso era il simbolo del cielo e delle divinità celesti, a volte veniva dipinto di blu il volto del dio Amon, e spesso la pelle delle dea Nut; ella era la dea del cielo e della nascita, spesso legata alla resurrezione (molti sarcofaghi infatti recano la sua effigie), il mito racconta che creò la volta celeste separandosi da suo fratello Geb, la terra (link al racconto completo).






Spostandoci a nord, nei paesi scandinavi, non ho trovato particolari riferimenti ad i colori e al blu, ma ci sono alcune creature che si legano all'elemento marino. Jörmungandr, anche detto Serpente di Midgard, uno dei figli di Loki, venne gettato nel grande oceano che circonda il mondo (appunto, Midgard), e la sua ingordigia lo portò a crescere tanto da circondare l'intera Terra. Costretto a stringersi la coda tra i denti, si dice che se mai la lasciasse andare causerebbe la fine del mondo, è destinato ad essere ucciso da Thor durante la battaglia finale (Ragnarok). Alla mitologia norrena (nella Saga di Örvar-Odds) viene fatto risalire il mito di un mostro marino di una grandezza tale da poter essere scambiato per un'isola dai naviganti, creatura che entrerà nell'immaginario collettivo come balena-isola, nota anche come Zaratan o aspidochelone, con la forma appunto di un'enorme balena o tartaruga sul quale dorso poteva persino crescere della vegetazione. Oltre a lei, trova anche da qui origine un altro mostro marino leggendario, il cui mito si è sviluppato soprattutto fra il Seicento e l'Ottocento:
parliamo del Kraken, enorme essere generalmente rappresentato come un gigantesco cefalopode, tipo piovra o calamaro, con tentacoli sì lunghi e potenti da poter avvolgere e distruggere un'intera nave, divenuto spauracchio di pirati e marinai.












Muoviamoci ora verso Oriente: secondo la tradizione cinese il blu (huan) è simbolicamente associato alla forza e al coraggio, infatti si racconta che Gengis Khan, a capo di uno dei più sorprendenti imperi cinesi, nacque da un lupo blu e una cerva.


Il folklore giapponese ha il Kappa, uno yokai (spirito) che abita laghi, fiumi e stagni, ha un aspetto antropomorfo, ma possiede zampe palmate e solitamente viene raffigurato con un muso gorillesco o con un becco simile a quello di una tartaruga, la sua più grande particolarità è la sacca d'acqua sulla testa, si dice che facendogliela svuotare esso diventi inerme. Sono dei maliziosi combinaguai, possono produrre scherzi innocenti tanto quanto rapire bambini, per divorarli, tuttavia non sono completamenti avversi agli umani, possono anzi imparare cose da loro, sfidarli, relazionarcisi; può essere simpatico sapere che in giappone, tutt'ora, lungo alcuni fiumi o laghi vi siano cartelli, che mettono in guardia i bambini sulla pericolosità della creatura.

Nella tradizione cinese e giapponese, un ruolo di spicco ha inolte Qīnglóng, il Drago Blu dell'Est. Secondo le credenze, esso è uno dei Si Ling, le quattro bestie guardiane della mitologia cinese, rappresentanti i 4 punti cardinali e le quattro stagioni; esso sostiene e difende il Paese, ed è quindi simbolo dell'Imperatore e del suo potere, controlla la pioggia ed è associato all'acqua, spesso è accoppiato a Zhūqùe (Fenice rossa del Sud), simbolo dell'imperatrice, insieme incarnano sia il conflitto sia la gioia del matrimonio.













Terminiamo il nostro viaggio in India. Nell'induismo il dio Shiva (il distruttore) si racconta che abbia salvato l'umanità bevendo il veleno del serpente Vasuki (simile al veleno della storia di Adamo e Eva), che avrebbe distrutto il cosmo ed ucciso i mortali; sua moglie, aiutata dal dio Brahama (il creatore), per evitare che cambiasse idea e lo risputasse sulla Terra, gli legò forte al collo un fazzoletto blu: per questo Shiva è anche chiamato “dio dalla gola blu”. In altre versioni della storia, dopo aver bevuto il veleno, sulla gola gli si formò invece una cicatrice blu.






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